
C’è anche la nostra regione tra le cinque che non hanno ancora recepito il Piano nazionale Cronicità, approvato tre anni fa e che, attraverso uno specifico accordo Stato-Regioni, valorizza e dà centralità alla professione infermieristica, richiamandola esplicitamente ben trentasei volte all’interno del testo. A presentare alla stampa i dati del monitoraggio è stato il portavoce del FNOPI Tonino Aceti, secondo cui sono ancora troppe le differenze tra le Regioni oltre che nei tempi, anche nei modi di recepimento.
Insieme alla Sardegna, non hanno al momento neanche recepito formalmente il Piano Cronicità le Regioni Campania, Basilicata, Friuli Venezia Giulia e Sicilia. “Del resto, purtroppo, la mancata/ritardata attuazione e/o l’attuazione a macchia di leopardo da parte delle Regioni, di leggi e/o atti di programmazione sanitaria nazionale già approvati, continua a rappresentare una tra le principali criticità dell’attuale governance del Servizio Sanitario Pubblico, che contribuisce a minare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni e ad aumentare le attuali disuguaglianze che già esistono tra le Regioni” spiega Aceti.
Eppure si stima che nel 2020 le malattie croniche rappresenteranno l’80 per cento di tutte le patologie nel mondo, impegnando il 70-80 per cento delle risorse sanitarie a livello globale. In Europa sono le malattie croniche responsabili dell’86 per cento di tutti i decessi e di una spesa sanitaria annua valutabile in 700 miliardi di euro. Solo in Italia nel 2017 erano 24 milioni le persone ne soffrivano, per una spesa complessiva di quasi 67 miliardi di euro.
A tutto questo si aggiungono anche le pesanti carenze di personale, con particolare riguardo a quello infermieristico. Tra carenze ordinarie e straordinarie di Quota 100 e pensionamenti ordinari, in Sardegna mancheranno presto ben 2.740 infermieri.
Alla luce di tutto per FNOPI è prioritario rafforzare il ruolo del Ministero della Salute di verifica dei Lea (e relativo intervento quando necessario) nei confronti delle Regioni, riconoscere il recepimento e l’attuazione sostanziale del Piano Nazionale delle Cronicità da parte delle Regioni come vero e proprio “adempimento Lea”, valorizzare e mettere a sistema su tutto il territorio nazionale la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, approvare un provvedimento nazionale che definisca gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici dei servizi sanitari territoriali da garantire a tutti i cittadini in tutte le aree del Paese, e garantire gli incrementi del Fondo Sanitario Nazionale per gli anni 2020 e 2021 così come previsto nell’ultima Legge di Bilancio, e accelerare sul nuovo Patto per la Salute.
Per approfondimenti: http://www.fnopi.it/attualita/piano-cronicita-manca-in-5-regioni-oltre-20-mesi-medi-per-recepirlo-troppe-differenze-territoriali-id2693.htm

L’infermiere di famiglia sarà presto realtà. Non solo: gli infermieri avranno un ruolo fondamentale nella nuova organizzazione che garantirà l’aggiornamento degli standard di assistenza sul territorio. È quanto è emerso dalla maratona sul Patto per la Salute, l’iniziativa voluta dalla ministra che lo scorso 8 luglio ha incontrato il Fnopi. A rappresentare la Federazione c’era Nicola Draoli, componente del Comitato centrale della Federazione e presidente dell’Ordine di Grosseto.
Il Patto per la Salute è il documento che farà da base all’organizzazione sanitaria del prossimo triennio e che valorizza il ruolo degli infermieri: dall’infermiere di famiglia, in grado di soddisfare i bisogni emergenti e sempre maggiori di cronici e non autosufficienti, fino alla valorizzazione dell’infermiere in attività e competenze dove oggi è presente, ma che non si sono potute sviluppare in modo omogeneo su tutto il territorio, come nell’emergenza-urgenza.
L’infermiere di famiglia è uno dei molteplici e importanti esempi delle competenze sviluppate dalla professione, ma ce ne sono molte altre anche riguardo all’assistenza ospedaliera e nell’emergenza urgenza. Proprio per questo FNOPI auspica che il nuovo Patto per la Salute sia volano per lo sviluppo e la valorizzazione delle competenze professionali degli infermieri.
“Il futuro del benessere dei cittadini passa dall’implementazione dell’assistenza infermieristica, soprattutto quella di famiglia e comunità, ben integrata in équipe ampie con i medici di medicina generale, a casa delle persone. Non possiamo più aspettare e questo Patto è la nostra più grande opportunità di farci trovare preparati ai bisogni reali delle persone” ha detto Draoli.
Maggiori informazioni al link http://www.fnopi.it/attualita/fnopi-alla-maratona-sul-patto-salute-infermiere-di-famiglia-e-maggiori-competenze-in-pole-id2699.htm

Per gli infermieri indossare e dismettere la divisa di lavoro (camice, mascherina protettiva e così via) rappresenta un’attività obbligatoria, accessoria e propedeutica alla prestazione di lavoro. Quindi si tratta di attività dovuta “per ragioni di igiene”, da effettuarsi negli stessi ambienti dell’Azienda e non a casa, prima dell’entrata e dopo l’uscita dai relativi reparti, rispettivamente, prima e dopo i relativi turni di lavoro, ed è per questo motivo che fa parte dell’orario di lavoro e come tale va retribuita.
A mettere la parola fine all’annosa vicenda è ora la Cassazione, con una sentenza (la 17635/2019) che è intervenuta sul contenzioso sorto tra alcuni infermieri e una Asl abruzzese in relazione al riconoscimento del diritto alla retribuzione del tempo impiegato per indossare e dismettere la divisa, già riconosciuto dal Tribunale.
La Cassazione ha così confermato la decisione dei giudici di primo grado, puntualizzando che “si tratta di attività che non sono svolte nell’interesse dell’Azienda, ma dell’igiene pubblica e come tali devono ritenersi autorizzate da parte dell’Azienda stessa”.
“Inoltre, per il lavoro all’interno delle strutture sanitarie, il tempo di vestizione e svestizione dà diritto alla retribuzione, essendo l’obbligo imposto dalle esigenze di sicurezza e igiene che riguardano sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto”.
Per ulteriori approfondimenti e per leggere la sentenza: http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=75543

Anche il Ministero per gli Affari Regionali ha un ruolo nel Patto per la Salute, il documento stilato dal governo e che traccerà le strategia per il prossimo triennio. Per questo i rappresentanti della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche hanno incontrato lo scorso 4 luglio la ministra Erika Stefani. Al centro del colloquio, presenti per la FNOPI il componente del Comitato centrale Franco Vallicella e il portavoce della Federazione Tonino Aceti, anche il tema dell’autonomia differenziata, sul quale la Federazione ha ribadito la sua posizione di salvaguardia dell’equità e di omogeneità per quanto riguarda l’assistenza alle persone.
Stefani ha affermato che tutto avverrà in una cornice assolutamente nazionale e, quindi, come chiesto dalla FNOPI, tenendo ferma la barra su alcune parole come equità, unitarietà e indivisibilità del Servizio Sanitario Nazionale.
La ministra si è detta d’accordo inoltre con gli infermieri sulla necessità di sollecitare interventi efficaci perché si portino le Regioni attualmente indietro nell’applicazione dei livelli essenziali di assistenza sullo stesso piano delle altre, per evitare diversità pericolose tra i cittadini.
Per quanto riguarda invece il Patto per la Salute, il coinvolgimento del ministro riguarda la sua delega per la valorizzazione delle zone montane e le piccole isole dove è prioritario l’inserimento dell’infermiere di famiglia.
Si tratta in sostanza della cura delle persone che vivono in oltre un terzo del territorio italiano (le zone montane coprono il 35,2 per cento e le piccole isole l’uno per cento del paese) e la collaborazione tra infermieri di famiglia sul territorio e Dipartimento degli Affari regionali porterebbe sostegno in quelle zone che oggi spesso vengono spopolate perché prive proprio di servizi pubblici.
La ministra Stefani ha giudicato rilevante l’argomento, dichiarandosi pronta a collaborare alla proposta FNOPI.
Per approfondimenti: http://www.fnopi.it/attualita/autonomie-e-patto-per-la-salute-la-fnopi-incontra-il-ministro-per-gli-affari-regionali-erika-stefani-id2696.htm