
Sono ben 22 mila gli infermieri che andranno presto in pensione grazie all’applicazione di Quota 100. “In questo modo la carenza di professionisti arriverà a 76 mila unità, e con meno infermieri sul campo aumenta il rischio di salute” sottolinea il portavoce di Fnopi Tonino Aceti. In Sardegna alla carenza di 4540 infermieri si aggiungeranno presto i 1382 che lasceranno il lavoro per effetto di Quota 100. In tutto, nella nostra isola mancheranno presto 5922 infermieri.
I calcoli sono stati effettuati dal Centro studi Fnopi, secondo cui potenzialmente gli infermieri che avrebbero potenzialmente diritto ad andare in pensione da subito con Quota 100 sono 75 mila, ma le penalizzazioni del sistema (limitazioni sulla libera professione, divieto di cumuli, taglio calibrato sul livello di contribuzione) dovrebbero portare un numero molto più basso di infermieri ad uscire, pari a 22 mila persone su un totale di 280 mila infermieri del Servizio sanitario nazionale.
“A questi 22 mila – sottolinea il portavoce di Fnopi Tonino Aceti – vanno aggiunti 11.500 che escono per normale pensionamento, quindi si arriva a 33.500 infermieri in meno sul campo”. Questo significa, dice, che “aggiunti ai professionisti che già mancavano si arriva ad una carenza di 76 mila infermieri”.
“Le Regioni maggiormente in sofferenza sono quelle del Sud”, quelle in piano di rientro. Con un minor numero di infermieri sul campo, aumenta ovviamente il rischio per la salute dei malati.
Per approfondimenti

Gli over 65 nel nostro paese superano ormai i 13,6 milioni e la maggior parte ha bisogni di salute. Non solo: guardando in prospettiva, l’Italia si confermerà sempre di più uno dei paesi più vecchi dell’Ue. Nel 2028, tra la popolazione della classe di età 45-74 anni, gli ipertesi saranno infatti 7 milioni, quelli affetti da artrosi/artrite 6 milioni, i malati di osteoporosi 2,6 milioni, i malati di diabete circa 2 milioni e i malati di cuore più di 1 milione. Inoltre, tra gli italiani ultra 75enni 4 milioni saranno affetti da ipertensione o artrosi/artrite, 2,5 milioni da osteoporosi, 1,5 milioni da diabete e 1,3 milioni da patologie cardiache.
I dati sono stati commentati lo scorso 22 agosto al Meeting Salute di Rimini 2019 dal consigliere Fnopi Cosimo Cicia.
Secondo le rilevazioni del ministero della Salute, in un anno sono stati trattati poco meno di un milione di casi di assistenza domiciliare integrata, di cui nell’82,3 er cento dei casi si è trattato di anziani. Il dato positivo, secondo Cicia, è che di questi casi se ne sono occupati in media per 12 ore (anche se solo con una media di 16 accessi l’anno) gli infermieri, contro le 3 ore medie sia di tempo dedicato che di accessi delle altre figure professionali sanitarie: quattro volte e oltre di più quindi.
Anche per questo, come evidenzia una ricerca Fnopi, la priorità per il futuro è per quasi l’80% degli italiani l’istituzione della figura dell’infermiere sul territorio, analoga a quella del medico di medicina generale: l’infermiere di famiglia. Una figura molto apprezzata da tutti e su cui sono presenti due recenti proposte di legge in Parlamento, che rende ottimale l’assistenza in un settore chiave per ridurre l’utilizzo improprio dell’ospedale.
Questi professionisti, oltre a dare assistenza ai pazienti, possono facilitare il percorso tra le strutture ospedaliere, le strutture territoriali e, sul territorio, tra i medici di famiglia e gli altri attori dell’assistenza e coordinare le attività assistenziali a livello territoriale e domiciliare. Tra gli obiettivi c’è la riduzione delle ospedalizzazioni evitabili e il ricorso improprio al pronto soccorso a favore dei pazienti. Anziani in testa ovviamente.
Per approfondimenti: