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Nella gestione clinica del caso sospetto o confermato Covid-19 “deve essere garantita la presenza di infermieri h24 e supporto medico”. Lo afferma un documento dell’Istituto Superiore di Sanità nel documento dal titolo “Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo dell’infezione da SARS-CoV-2 in strutture residenziali sociosanitarie”.

 

Nelle strutture dove non sia presente assistenza infermieristica h24, il paziente dovrà temporaneamente essere isolato in stanza singola e successivamente trasferito ad altra struttura residenziale in grado di garantire le precauzioni di isolamento in accordo con le autorità locali, provinciali e regionali.

 

Se c’è invece la sospetta/probabile/accertata infezione occorre attivare le Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) che si avvalgono della consulenza/collaborazione degli infettivologi. I protocolli saranno quelli emanati dalle direzioni delle aziende sanitarie e recepiti dal responsabile sanitario delle strutture.

 

Ma anche in questo caso deve essere garantita, laddove siano presenti ospiti Covid-19 sospetti o accertati (anche in attesa di trasferimento), la presenza di infermieri h24 e supporto medico. L’infermiere quindi è essenziale anche nel caso di attivazione delle Usca.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/04/19/usca-infermiere-covid-rsa

 

“Servono più infermieri nei posti di comando”: è il titolo di una lettera che sette esperti hanno inviato al sito Quotidiano Sanità. “Gli elogi di queste settimane si devono tradurre inuna costante presenza infermieristica qualificata nei tavoli decisionali. A tutt’oggi invece ci sono ancora situazioni nelle quali la presenza infermieristica è praticamente simbolica. Ad esempio tra i 25 componenti del Comitato Tecnico Scientifico della Regione Lombardia, sono pluri-rappresentati igienisti, anestesisti-rianimatori, epidemiologi, pneumologi, medici del lavoro, ma c’è una sola infermiera che, per quanto molto brava, non può rappresentare i diversi punti di vista (assistenza domiciliare, in comunità, ospedale). Chi ha esperienza sul campo conosce le sfide per garantire l’isolamento dei pazienti in comunità, a domicilio”.

 

La lettera è stata sottoscritta da Paola Di Giulio, Valerio Dimonte (Università di Torino), Rosaria Alvaro (Università di Tor Vergata Roma), Maria Grazia Demarinis (Università Campus Biomedico di Roma), Paola Gobbi (ATS Brianza, Monza), Loreto Lancia (Università dell’Aquila), Dario Laquintana (Ospedale Maggiore Policlinico Milano) ed Ermellina Zanetti (Aprire Network).

 

Secondo i sette esperti, in queste settimane “ha prevalso l’elogio dell’opera degli infermieri, riconosciuti come una componente determinante, addirittura eroica, di strategie di intervento che hanno visto una collaborazione, al di là di qualsiasi attesa, (a livello sanitario, assistenziale, organizzativo) di tutto il personale”.

 

“L’accento è ora sul dopo” scrivono i sette. “Una fase molto critica che deciderà se e come ciò che deve essere cambiato in quanto riconosciuto come imprescindibile in tutte le analisi ed i rapporti sull’emergenza, può essere concretamente tradotto in un’agenda operativa”.

 

“Tutto questo deve tradursi anzitutto, in questo ‘dopo’ che già si vive e a tutti i livelli (nazionale, regionale, aziendale) si devono prendere decisioni da attuare progressivamente, nel riconoscimento formale della ‘normalità’ di una costante presenza infermieristica qualificata nei tavoli decisionali”.

 

A tutt’oggi, alle chiare prese di posizione degli organismi rappresentativi (la Fnopi con i sette punti prioritari per dare una medaglia reale agli infermieri) sembrano corrispondere ancora situazioni nelle quali la presenza infermieristica è praticamente simbolica”.

 

Per approfondimenti: http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=84657

 

“Adesso abbiamo bisogno di te”. Con questo slogan, gli infermieri impegnati finora in prima linea nell’emergenza coronavirus si rivolgono ai cittadini per i quali si sono impegnati dall’inizio della pandemia per lanciare, attraverso la Federazione nazionale che li rappresenta, la prima raccolta fondi creata e gestita dagli infermieri per gli infermieri.

 

#NoiConGliInfermieri è il nome della campagna. Un fondo di solidarietà in favore di chi è vittima della lotta a COVID-19, creato e gestito dagli infermieri per gli infermieri. Un fondo che sarà alimentato dalle donazioni di tutti coloro che vorranno essere vicini agli infermieri. Un fondo che si caratterizzerà per tempestività, trasparenza, accountability.

 

L’intero ammontare delle donazioni sarà un aiuto immediato e concreto per infermieri colpiti dal virus in riabilitazione, infermieri in quarantena e famiglie degli infermieri deceduti nella lotta contro il virus.

 

Per accedere alla campagna da oggi è attiva una piattaforma online a questo link: www.noicongliinfermieri.org dove sono previste tutte le forme di pagamento elettronico e basterà seguire le istruzioni del tutorial A QUESTO LINKattivo sul canale YouTube della FNOPI (https://youtu.be/NhjA57Zox2o).

 

Oppure si può donare utilizzando questo Iban: IT91P0326803204052894671510 (Banca Sella) intestato a Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, usando come causale: Fondo di solidarietà “Noi con gli infermieri”.

 

Per approfondimenti:

https://www.fnopi.it/2020/04/10/campagna-noicongliinfermieri-fnopi/

 

L’Aico, l’associazione italiana infermieri di camera operatoria, ha messo a punto e pubblicato sul suo sito istituzionale (www.aicoitalia.it) una serie di guide dedicate al percorso chirurgico dei pazienti positivi al coronavirus.

 

“Ogni paziente sconosciuto – spiega il presidente della Società scientifica, Salvatore Casarano – viene, nella pratica assistenziale quotidiana, considerato come potenzialmente infetto. La difficoltà nel nuovo Coronavirus nasce dal fatto che la sua trasmissibilità è elevatissima, per cui ogni piano operativo deve tenere conto di qualsiasi evoluzione nel grado di infezione in un ambiente per la salvaguardia dei pazienti più complessi. Per far questo bisogna avere ben presente quali possano essere le buone pratiche quotidiane di routine/straordinarie e come possano esse attuate nelle varie aree del territorio nazionale, agendo se possibile in anticipo in modo da far trovare gli operatori sanitari più preparati”.

 

 

 

 

 

 

 

FAQ: Domande frequenti