
“Il potenziamento e l’innovazione dell’assistenza sul territorio soprattutto grazie all’investimento sui servizi infermieristici distrettuali, con i 9600 infermieri che entreranno nel 2020, e l’introduzione strutturale dell’infermiere di famiglia e comunità, è davvero il valore aggiunto che i deputati hanno dato con i loro emendamenti segnalati al decreto Rilancio”.
Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, sottolinea l’importanza che già alla Camera (dove la Commissione Affari sociali deve esprimere il suo parere rispetto alle misure sanitarie del decreto), si aprano le porte al nuovo modello di assistenza sul territorio,finora assolutamente carente, multidisciplinare e che disegni un ruolo di rilievo, autonomia, professionalità e collaborazione tra le professioni realmente accanto ai cittadini. Infermieri in testa.
“Ora – sottolinea – i parlamentari sono alla prova: hanno davvero un’occasione da non perdere per dare il via a un nuovo modello di assistenza che corregga gli errori del passato e apra le porte a una prossimità con i cittadini richiesta da questi a gran voce e soprattutto necessaria,come ha anche dimostrato l’emergenza della pandemia”.
“Ora è davvero il momento e l’opportunità di cambiare a favore dei cittadini e dei professionisti che tutelano la salute. È il momento di aprire davvero la stagione delle riforme” conclude la presidente Fnopi.
Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/06/15/decreto-rilancio-far-decollare-lassistenza-sul-territorio-parlamento-alla-prova-dei-fatti/

“Il futuro dell’assistenza sanitaria di base riguarderà nuovi modelli di assistenza diversi da quello basato sul singolo medico che lavora isolato rispetto ad una rete di servizi”. Lo afferma l’Ocse nel suo report Realising the Potential of Primary Health Care, secondo cui il futuro delle cure primarie dovrà essere basato su team multiprofessionali composti da medici, infermieri, farmacisti e operatori sanitari della comunità, dotati di tecnologia digitale e perfettamente integrati con servizi di assistenza specializzati.
Ma per fare tutto ciò l’Ocse segnala la necessità di nuovi investimenti “per incoraggiare l’assistenza sanitaria di base a lavorare in team e concentrarsi sulla prevenzione e la continuità delle cure, in particolare per i pazienti con malattie croniche”.
Secondo l’Organizzazione internazionale occorre dunque creare “nuove configurazioni di assistenza, che ospitano più professionisti con competenze avanzate e che lavorano in gruppo, supportati dalla tecnologia digitale per consentire un coordinamento delle cure”. Per quanto riguarda l’Italia viene citato il modello delle Uccp (Case della Salute).
Per l’Ocse tutto ciò è fondamentale anche “alla luce della pandemia Covid-19 che ha accelerato l’implementazione di innovazioni promettenti nell’assistenza sanitaria primaria per giungere una trasformazione a livello di sistema delle cure”.
Oltre che a garantire cure migliori questo sistema comporterà anche ad una diminuzione dei ricoveri inappropriati al Pronto soccorso. “Finora – rileva l’Ocse -, l’assistenza sanitaria di base non ha sempre avuto successo nel tenere le persone fuori dagli ospedali”. Il report stima che in Italia un ricovero su cinque in Pronto soccorso sia inappropriato.
In questo quadro l’Organizzazione propone di potenziare il ruolo di infermieri e farmacisti per “ridurre il carico di lavoro dei medici di base, senza compromettere la qualità dell’assistenza e la soddisfazione del paziente soddisfazione”.
Per aggiornamenti: https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=86198

Ci sono anche tre infermiere tra i cittadini che il Capo dello stato Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica, italiani che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus.
Elena Pagliarini è l’infermiera di Cremona ritratta nella foto diventata simbolo dell’emergenza coronavirus. Positiva, è guarita.
Marina Vanzetta, operatrice del 118 di Verona, ha soccorso una anziana donna e le è stata accanto fino alla morte.
Francesca Leschiutta, coordinatrice infermieristica della casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento (in provincia di Pordenone), che, insieme agli altri dipendenti e al direttore della Casa di riposo, sono rimasti a vivere nella struttura per proteggere gli anziani ospiti.
I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali.
Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/06/03/mattarella-cavalieri-del-lavoro-tre-infermieri/

Ci sono anche due infermieri italiani tra i professionisti della sanità di tutto il mondo che il New York Times ha voluto celebrare: sono Ilaria Sommonte e Gabriele Somma, entrambi napoletani.
Ilaria Sommonte, che lavora in un ospedale di Napoli, ricorda che quando il Coronavirus è apparso in Cina non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivato anche in Italia. “Pensavo di essere una persona debole. Ora ho scoperto di avere una forza e un coraggio che vanno oltre ogni mia aspettativa”.
Gabriele Somma, anche lui infermiere a Napoli, racconta invece di un paziente, arrivato in ospedale con i sintomi del Coronavirus. L’uomo li ha pregati di non mandarlo in terapia intensiva, così i sanitari gli hanno somministrato il Tocilizumab, farmaco anti-artrite i cui effetti benefici sulla Covid sono stati scoperti proprio a Napoli dall’oncologo Paolo Ascierto.
Per approfondimenti: https://napoli.fanpage.it/covid-il-new-york-times-celebra-medici-e-infermieri-di-tutto-il-mondo-ci-sono-anche-3-napoletani/