“Cosa vuol dire concretamente non dimenticarsi degli infermieri? Significa prendere realmente coscienza della gravità del dato del numero dei contagi degli operatori sanitari: 7763 al 28 marzo e di questi quasi 4000 sono infermieri”. Lo afferma il portavoce Fnopi Tonino Aceti, che in un intervento mette in evidenza il fatto che “se siamo arrivati a questo punto è perché c’è stata, e continua ad esserci, una falla enorme per quanto riguarda la messa a disposizione dei dispositivi di protezione individuali, senza considerare il fatto che all’aumentare del contagio di operatori e cittadini, si è continuato a dibattere sull’eventuale opportunità o meno di fare i tamponi a tutto il personale sanitario”.
Per Aceti “non dimenticare, vuol dire tenere bene a mente il numero 23. A tanto ammonta sinora il numero degli infermieri deceduti a causa del Covid, di cui due suicidi. Riflettere sui perché di tutto questo è un imperativo categorico. Cosa è successo, cos’è mancato? Cosa ne sarà delle loro famiglie? Lo Stato sarà al loro fianco?”.
Infine, le retribuzioni: “Ricordarsi degli infermieri vuol dire ricordarsi che, come recentemente sottolineato da Marco Leonardi, consigliere economico del Mef, in una recente articolo, la professione infermieristica è al contempo un lavoro essenziale ma purtroppo pagato poco: circa 33mila euro lordi annui in Italia a fronte dei 41 mila della Germania e degli 83mila dei Paesi Bassi”.
“Una retribuzione decisamente non coerente con il livello di professionalità, di responsabilità, di percorso di studio e con il valore della professione infermieristica per la comunità” conclude Aceti.
Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/03/29/coronavirus-non-dimenticare-infermieri-aceti-editoriale/