OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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“La terapia per rilanciare i servizi sanitari territoriali, per farli diventare davvero il secondo pilastro del Servizio sanitario nazionale, è stata approvata da Governo e Regioni appena quattro mesi fa e si chiamaPatto per la Salute 2019-2021.Così il Ssn ha introdotto su tutto il territorio l’infermiere di famiglia e di comunità”. Lo afferma il portavoce della Fnopi Tonino Aceti, secondo cui “i patti si rispettano”.

 

“All’emergenza per i pazienti Covid, oggi si aggiunge anche quella dei pazienti non-Covid con fragilità (cronici, non autosufficienti), i quali per circa due mesi hanno fatto i conti con un vero e proprio congelamento dei servizi socio-sanitari territoriali, già carenti, a partire da quelli domiciliari, che sono fondamentali per la prevenzione e gestione delle complicanze. E la prospettiva, in assenza di interventi immediati e massici, rischia decisamente di non essere all’altezza dei bisogni reali dei pazienti”.

 

“Nel cosiddetto Decreto Aprile gli infermieri si aspettano un potenziamento del territorio che punti sulla loro professione, attraverso l’attuazione delle misure contenute nel Patto per la Salute e la messa a terra su tutto il territorio nazionale dell’infermiere di famiglia e di comunità. Tutto questo è possibile mettendo sul piatto risorse concrete in grado di superare l’attuale carenza di infermieri sul territorio, pari a 30mila unità. No alle nozze con i fichi secchi” conclude Aceti.

 

Per approfondimenti:

https://www.fnopi.it/2020/04/26/fase2-infermiere-di-famiglia-territorio/

L’infermiere di famiglia e di comunità sarà la figura centrale per garantire l’assistenza, la coesione sociale e il contrasto alle disuguaglianze di salute nelle zone montane e le isole minori, le cosiddette “aree interne”. È quanto è emerso nel corso di un incontro avvenuto lo scorso 6 novembre a Roma tra la Fnopi (rappresentata dalla vicepresidente Ausilia Pulimeno e dal portavoce Tonino Aceti e dal capo gabinetto del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Rana.

 

Il rappresentante del ministro ha inoltre chiesto alla Federazione di lavorare assieme per definire la legge quadro sull’autonomia differenziata. Rana ha esplicitamente chiesto alla Fnopi di dare un supporto attivo al ministero nella predisposizione della legge quadro, proposta condivisa dalla Fnopi che ha sottolineato l’importanza di garantire universalità, solidarietà ed equità nell’assistenza.

 

Per quanto riguarda le “aree interne”, si tratta della cura di oltre un terzo del territorio italiano (le zone montane coprono il 35,2 per cento e le isole minori l’uno per cento del territorio nazionale), per le qualiil disegno di legge di bilancio 2020 ha previsto un finanziamento extra di 60 milioni per il 2020 e di 70 milioni per ciascuno degli anni successivi che si aggiungono al Fondo attuale. Per consentirlo, è necessario che la presenza di questo nuovo modello di assistenza sia introdotto in modo omogeneo nel Patto per la salute che le Regioni stanno disegnando con il ministero della Salute.

 

È dunque importante che nel Patto per la salute sia presente la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, così come già lo è in molte Regioni italiane e come è stato disegnato a livello internazionale, Oms in testa. Argomento che il Capo Gabinetto degli Affari regionali ha giudicato rilevante, offrendo disponibilità ad un percorso di collaborazione.

 

Per approfondimenti:

http://www.fnopi.it/attualita/incontro-fnopi-affari-regionali-infermiere-di-famiglia-pivot-per-le-aree-interne-id2774.htm

Recupero della retribuzione individuale di anzianità, esclusiva della dirigenza infermieristica, intramoenia, accesso al Servizio sanitario nazionale e alla direzione di struttura complessa, interventi sulle piante organiche dei ministeri per garantire la presenza dei rappresentanti della professione infermieristica tra i dirigenti, riequilibrio del ruolo di dirigenza e delle funzioni dei coordinatori infermieristici con la loro valorizzazione all’interno delle strutture, sistema di classificazione, graduatorie e normativa concorsuale.

 

È stato un lungo elenco di problematiche quello che che la presidente della Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche Barbara Mangiacavalli e il portavoce Tonino Aceti hanno illustrato lo scorso 13 novembre alla ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone e al capo di gabinetto del ministero, Guido Carpani.

 

Argomenti su cui il ministro ha manifestato la sua disponibilità a collaborare – soprattutto sui temi che riguardano l’accesso al Ssn, ma non solo – se naturalmente riceverà l’input dal ministero della Salute, che vigila su tutte le professioni sanitarie.

 

“Ci auguriamo quindi – ha detto la presidente Barbara Mangiacavalli – che il ministero della Salute prenda in carico rapidamente anche le questioni di cui abbiamo parlato con il ministro Dadone, perché si possano sbloccare una serie di situazioni che oggi non riconoscono pienamente il ruolo, la funzione e la professionalità ormai raggiunta dagli infermieri”.

 

Per approfondimenti:

http://www.fnopi.it/attualita/fnopi-incontra-il-ministro-pa-dadone-dalla-retribuzione-di-anzianita-alla-revisione-delle-graduatorie-id2780.htm

 

La proposta del ministro Speranza di abrogare il superticket va nella giusta direzione e anche l’idea della rimodulazione della compartecipazione risponde a quanto scritto nel Patto per la salute 2014-2016, finora mai applicato. Lo afferma il portavoce della Fnopi Tonino Aceti, secondo cui sono tre i buoni motivi per abolire il superticket.

 

Il primo è che rappresenterebbe una misura in grado di facilitare concretamente facilitare l’accesso alle cure da parte dei cittadini salvaguardandone al tempo stessi i relativi redditi, visto che sono quattro milioni secondo l’Istat le persone che rinunciano alle cure per motivi economici.

 

Il secondo motivo attiene al fatto che ci sono troppe differenze che alimentano e rafforzano le disuguaglianze in sanità. Infatti, le scelte regionali sull’applicazione della quota fissa sulle prestazioni della specialistica(il cosiddetto superticket) sono davvero molto diversificate. Anche la spesa pro capite 2018 rispetto al totale delle compartecipazioni (farmaci, specialistica, pronto soccorso, altre prestazioni)è caratterizzata da profonde differenze: 33,7 euro la Sardegna, 41,1 euro la Calabria, 53,8 euro l’Abruzzo, 61 euro l’Umbria, 90 euro la Valle D’Aosta.

 

Infine, alcune prestazioni ricomprese nei Livelli Essenziali di Assistenza, soprattutto quelle rientranti nella cosiddetta “specialistica”, proprio a causa dell’effetto superticket sono persino più costose della stessa prestazione effettuata nel canale privato. Un fenomeno che contribuisce ad aumentare quella spesa “out of pocket” delle famiglie che nel 2017 si attesta complessivamente a circa 39 miliardi di euro.

 

Per Aceti “ciò che serve è una riforma complessiva del sistema dei ticket sanitari che garantisca il giusto greep del Servizio Sanitario nazionale nei confronti dei cittadini attraverso livelli di ticket accettabili e sempre più convenienti rispetto al canale privato, che riduca le eccessive differenze che oggi caratterizzano le normative regionali e che riaffermi l’equità nel sistema”.

 

Per approfondimenti:

http://www.fnopi.it/attualita/regione-che-vai-ticket-che-trovi-ecco-la-prima-disuguaglianza-id2759.htm

 

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