OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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“Sapevamo della seconda ondata e dovevamo lavorare affinché il Servizio sanitario nazionale non lasciasse indietro nessuno, come è purtroppo accaduto in primavera. Del resto, il tempo lo abbiamo avuto. E invece ci risiamo, con la differenza che questa volta alle difficoltà attuali di accesso, dovute all’ondata in atto, si andranno a sommare anche le prestazioni sospese in primavera e non ancora recuperate”. Lo afferma il portavoce della Fnopi Tonino Aceti, che si chiede che fine hanno fatto i piani operativi delle regioni per recuperare le liste di attesa.

 

Per Aceti “va riconosciuto al ministro Speranza il suo impegno per lo stanziamento di circa mezzo miliardo di euro volto al recupero di quelle prestazioni prenotate e poi rinviate. Ma ora che il problema si sta riproponendo, la domanda obbligatoria da porre subito a tutti quelli che, ai diversi livelli, hanno una responsabilità di governo del Servizio sanitario nazionale è: tutte le prestazioni sospese e rinviate durante il lockdown alla fine, almeno queste, sono state recuperate? Le risorse stanziate dal Governo sono state utilizzate da tutte le regioni? Del resto è un obiettivo preciso stabilito dal Decreto Agosto”.

 

“Quindi, i piani operativi regionali avrebbero dovuto essere inviati ai ministeri competenti entro e non oltre metà settembre, praticamente circa un mese e mezzo fa. A che punto siamo? Quante sono le regioni che hanno provveduto? Tutte domande sulle quali, vista la situazione che stiamo vivendo, c’è bisogno del massimo livello di trasparenza”.

 

Per Aceti “si rischia di vanificare lo sforzo sostenuto per lo stanziamento di risorse, e soprattutto, cosa più importante, di farne pagare il prezzo ancora una volta ai pazienti. Il Ssn non può permettersi più un nuovo lockdown dei servizi sanitari per i pazienti non Covid-19, soprattutto quelli in condizione di fragilità. Loro non possono aspettare che passi il Covid-19!”.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/10/27/pazienti-non-covid-liste-di-attesa-piani-regionali/

 

“Cosa vuol dire concretamente non dimenticarsi degli infermieri? Significa prendere realmente coscienza della gravità del dato del numero dei contagi degli operatori sanitari: 7763 al 28 marzo e di questi quasi 4000 sono infermieri”. Lo afferma il portavoce Fnopi Tonino Aceti, che in un intervento mette in evidenza il fatto che “se siamo arrivati a questo punto è perché c’è stata, e continua ad esserci, una falla enorme per quanto riguarda la messa a disposizione dei dispositivi di protezione individuali, senza considerare il fatto che all’aumentare del contagio di operatori e cittadini, si è continuato a dibattere sull’eventuale opportunità o meno di fare i tamponi a tutto il personale sanitario”.

 

Per Aceti “non dimenticare, vuol dire tenere bene a mente il numero 23. A tanto ammonta sinora il numero degli infermieri deceduti a causa del Covid, di cui due suicidi. Riflettere sui perché di tutto questo è un imperativo categorico. Cosa è successo, cos’è mancato? Cosa ne sarà delle loro famiglie? Lo Stato sarà al loro fianco?”.

 

Infine, le retribuzioni: “Ricordarsi degli infermieri vuol dire ricordarsi che, come recentemente sottolineato da Marco Leonardi, consigliere economico del Mef, in una recente articolo, la professione infermieristica è al contempo un lavoro essenziale ma purtroppo pagato poco: circa 33mila euro lordi annui in Italia a fronte dei 41 mila della Germania e degli 83mila dei Paesi Bassi”.

 

“Una retribuzione decisamente non coerente con il livello di professionalità, di responsabilità, di percorso di studio e con il valore della professione infermieristica per la comunità” conclude Aceti.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/03/29/coronavirus-non-dimenticare-infermieri-aceti-editoriale/