OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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I 102 presidenti provinciali e interprovinciali componenti il Consiglio nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche della Federazione nazionale, riuniti a Roma il 12 ottobre,  hanno firmato all’unanimità una mozione per garantire il diritto al futuro del Servizio sanitario nazionale e della professione infermieristica.

Si è tenuta il 17 settembre, voluta dal Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, una tavola rotonda con gli infermieri membri della sezione infermieristica della Società italiana di Medicina e Sanità penitenziaria (S.I.M.S.Pe. Onlus) con la presenza di Pierpaolo Pateri, Presidente dell’Opi di Cagliari.

 

Le ricerche parlano chiaro: il 20 per cento degli errori relativi alla somministrazione di farmaci in campo anestesiologico è determinato da uno scambio di siringhe o dalla scorretta identificazione del farmaco dovuto ad una calligrafia poco leggibile.

 

Uno strumento di ulteriore controllo è l’etichettatura delle siringhe con diversi colori, dato che altri metodi di classificazione delle siringhe, come l’utilizzo di nastro adesivo e di pennarello indelebile, non si sono rivelati la soluzione indicata.

 

È quanto emerso da uno studio condotto presso il Servizio di Anestesiologia dell’Ospedale Marcial Quiroga, della cittadina di San Juan in Argentina.

 

Secondo la ricerca, il metodo più sicuro per evitare i rischi nei pazienti è quello di etichettare le siringhe con adesivi colorati, che le classificano in tre grandi gruppi: miorilassanti, oppioidi e ipnotici.

 

Al momento dell’etichettatura, cinque aspetti fondamentali devono essere presi in considerazione, quali Il carattere tipografico, lo spazio tra lettera e lettera, l’altezza dell’etichetta, la scelta del coloree la qualità di stampa.

 

Il nome del farmaco deve inoltre corrispondere a quello riportato dalla Farmacopea Italiana (IP).

 

Per approfondimenti:

https://www.infermieristicamente.it/articolo/10874/infermieri-siringhe-colorate-per-ridurre-il-rischio-di-errore-in-terapia-cinque-aspetti-fondamentali-per-una-corretta-etichettatura/

 

Ogni anno ci sono in Italia seimila nuove diagnosi di tumore cerebrale primitivo (ossia che si sviluppa direttamente nel sistema nervoso centrale), una patologia responsabile del maggior numero di anni di vita persi rispetto ad altre neoplasie maligne. Per questo motivo, come spiega Nino Cartabellotta,presidente della Fondazione Gimbe, “le cure primarie rivestono un ruolo rilevante nella gestione degli effetti cognitivi, fisici e mentali a lungo termine del tumore e della terapia” e per questo “per un’adeguata presa in carico di questi pazienti è dunque indispensabile un approccio multidisciplinare condiviso tra assistenza specialistica e cure primarie, oltre a reti integrate guidate da percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali”.

 

Per questo motivo la Fondazione Gimbe ha realizzato la sintesi in lingua italiana delle linee guida del National Institute for Health and Care Excellence (Nice), aggiornate a luglio 2018, che saranno inserite nella sezione “Buone Pratiche” del Sistema Nazionale Linee Guida, gestito dall’Istituto Superiore di Sanità.

 

Scarica qui il documento.

http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato8578028.pdf

 

I contenuti di queste linee guida integrano quelle pubblicate dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), destinate prevalentemente ad un target specialistico e ultraspecialistico con obiettivi diagnostici e terapeutici.

 

Le linee guida Nice, infatti, si rivolgono ai non specialisti e ai professionisti delle cure primarie, in particolare ai medici di medicina generale e infermieri, formulando raccomandazioni su vari aspetti della gestione della malattia: dalla valutazione dei bisogni assistenziali dei pazienti all’identificazione di un professionista sanitario di riferimento; dalla condivisione delle informazioni con pazienti, familiari e caregiver alla valutazione neuroriabilitativa; dalla gestione degli effetti precoci e tardivi di radioterapia e chemioterapia al follow-up a lungo termine dei pazienti.

 

“Auspichiamo che la versione italiana di questo documento del Nice– conclude Cartabellotta – rappresenti una base scientifica di riferimento, sia per la costruzione dei Pdta regionali e locali, sia per l’aggiornamento dei professionisti sanitari, oltre che per una corretta informazione di pazienti, familiari e caregiver”.

 

Per approfondimenti:

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=76491