OPI | Ordine delle Professioni infermieristiche Cagliari

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“Non possiamo accettare che una giornata dedicata agli operatori della sanità in prima linea nella lotta alla pandemia si caratterizzi con una definizione che nell’immaginario collettivo riguarda da sempre solo una delle professioni coinvolte. Eppure, gli infermieri hanno pagato un prezzo altissimo: 40 morti, 4 suicidi e oltre 12mila contagiati. Per questo chiediamo che cambi subito il titolo del Ddl”. Lo afferma la presidente Fnopi Barbara Mangiacavali che contesta il titolo del disegno di legge approvato in Commissione Affari Costituzionali al Senato del Ddl per l’istituzione di una giornata che riconosca il valore del personale sanitario, tecnico e sociosanitario.

 

“Definirla ‘Giornata dei camici bianchi’ è un’assoluta limitazione che non rispecchia l’universo delle professioni. Con la dizione ‘camici bianchi’ infatti sono da sempre identificati i medici, parte essenziale e importante delle professioni coinvolte, ma non l’unica” spiega Mangiacavalli, che ricorda come tra i sanitari i medici sono circa 110mila contro i 270mila infermieri (il 60 per cento) e altrettanti professionisti delle altre professioni.

 

“Chiediamo formalmente – conclude la presidente Fnopi – una modifica che consenta di definire la Gionata in modo da caratterizzare il riconoscimento anche formale di tutti e non limiti di fatto l’immagine a una sola delle professioni in prima linea nella lotta alla pandemia. Gli infermieri che sono la professione in prima linea e più numerosa nella lotta a Covid-19 non hanno intenzione di restare a guardare”.

 

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/05/29/giornata-camici-bianchi-politica-non-riconosce-infermieri/

 

Aumento degli organici e più infermieri nel territorio. È quanto prevede il “Decreto Rilancio”. La misura prevista per gli infermieri è di 8 ogni 50mila abitanti: 9600 in più cioè, circa la cifra che Fnopi aveva già sottolineato come necessaria per dare il via alla figura dell’infermiere di famiglia/comunità durante la pandemia, anche se a regime ne serviranno secondo la Federazione almeno 20mila. In un primo tempo le assunzioni sono previste fino a fine anno, poi dal 2021 saranno stabilizzate a tempo indeterminato.

 

Lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza ha sottolineato che nel provvedimento si è voluto rafforzare la rete territoriale e il contact tracing, un investimento sui servizi domiciliari alle persone fragili che farà passare l’Italia dal 4 per cento della platea di assistiti al 6,7, 0,7 per cento in più della media Ocse.

 

“Questo passo – sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi- riconosce la necessità già scritta da Governo e Regioni nel Patto per la salute 2019-2021 di introdurre a pieno titolo la figura dell’infermiere di famiglia/comunità. E non solo come supporto alla prima linea di Covid-19 che si sposta ormai sul territorio, ma anche per l’assistenza sempre necessaria a cronici e fragili non Covid”.

 

Secondo gli standard internazionali, ogni infermiere dovrebbe assistere in media non più di sei pazienti per ridurre il rischio di mortalità del 20-30 per cento, ma ci sono Regioni dove il rapporto raggiunge 1:16 e comunque non si scende sotto 1:9. E per le terapie intensive il dato è più rigido: un infermiere, ovviamente specializzato nell’emergenza, dovrebbe seguire al massimo poco più di un paziente e due in sub-intensiva per garantire un’assistenza all’altezza della gravità dei ricoveri. Oggi personale a sufficienza non c’è e i pazienti rischiano di restare soli.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/05/14/decreto-rilancio-infermiere-di-famiglia-terapie-intensive/

“Il vostro lavoro, da sempre essenziale al funzionamento del Servizio sanitario nazionale, mai come in questa stagione ha rivestito, e rivestirà sempre di più, un ruolo fondamentale nei servizi sul territorio, negli ospedali, ma anche a domicilio, nel contatto stretto con le famiglie”. Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza in un messaggio inviato alla Fnopiin occasione, lo scorso 12 maggio della Giornata internazionale dell’infermiere.

 

Un messaggio di augurio, apprezzamento e, al tempo stesso, di impegno per il riconoscimento della professione:“Nella prova durissima che l’Italia si è trovata ad affrontare l’impegno speso per vincere questa sfida ha assunto il volto degli infermieri che, insieme ai medici e agli altri professionisti e operatori sanitari, abbiamo visto in prima linea nei giorni più drammatici”.

 

“Un lavoro che va sostenuto – ha concluso Speranza – con un impegno altrettanto concreto da parte dello Stato per una tutela forte del diritto costituzionale alla salute”.

 

“Ringraziamo il ministro per le sue parole – ha commentato la presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli- e gli assicuriamo che gli infermieri, come è stato da sempre e sempre sarà in futuro, avranno come primo obiettivo del loro agire la salute degli assistiti e il soddisfacimento pieno dei loro bisogni. Soprattutto, come ha ben sottolineato, sul territorio dove le esigenze sono spesso più forti e continue e dove proprio la pandemia ha dimostrato come troppe volte, siano esse Covid o non Covid, le persone restano sole. Questo non accadrà mai se gli infermieri potranno essergli vicini: il tempo di relazione per noi è tempo di cura. E per questo il nostro impegno è di non lasciare mai solo nessuno”.

 

Anche il ministro per gli Affari regionali Francesco Bocciaha affidato a twitter il suo messaggio: “Gli infermieri sono stati tra i protagonisti dell’emergenza Coronavirus, nella Giornata mondiale dell’infermiere il nostro grazie sincero va a loro: ai tanti ragazzi e ragazze, uomini e donne che hanno messo la loro professionalità e la loro passione al servizio del Paese”.

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/05/12/speranza-messaggio-12-maggio/

Durante Covid-19 burnout e stress psico-fisico stanno colpendo tra il 30 e il 50 per cento degli operatori sanitari e a fine pandemia questi fenomeni rischiano di lasciare tracce indelebili. Per prevenirli lo psichiatra Massimo Picozzi propone on line e gratuitamente a medici e infermieri il nuovo progetto A.B.C.D.E. (Attenzione, Burnout, Compassion fatigue, Disturbo post traumatico da stress… E oltre). Il corso dà diritto a 10 crediti Ecm.

 

Vista l’importanza degli argomenti trattati e l’apprezzato il valore dei contenuti, anche la Fnopi (unitamente ad altre federazioni e società) ha dato il suo patrocinio all’iniziativa.

 

Il corso – che ha come provider e segreteria organizzativa Format (info@formatsas.com – www.formatsas.com) – è accessibile dal sito istituzionale Fnopi per gli operatori iscritti, perché questi possano evitare danni successivi a se stessi e ai pazienti e rappresenta, come lo ha definito il suo ideatore, un vero e proprio “Dpi psicologico” per qualunque sanitario lavori in area critica.

 

Gli obiettivi del corso, articolato su cinque lezioni, sono quelli di individuare strategie finalizzate a prevenire, riconoscere e gestire le varie forme di disagio psicologico che possono manifestarsi nei contesti sanitari e sociosanitari che si trovano a gestire l’emergenza Covid-19. Ma anche definire il burnout, riconoscendone i sintomi, acquisire conoscenze rispetto alla sindrome Compassion Fatigue e i sintomi attraverso i quali si manifesta e individuare i fattori che concorrono allo sviluppo del disturbo post traumatico da stress (Ptds) ed i relativi sintomi.

 

Secondo il Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha da poco condotto uno studio sul fenomeno, il 45 per cento del campione studiato ha avvertito frequentemente nell’ultimo mese almeno un sintomo di stress psico-fisico.

 

La presentazione del corso è visibile a questo link

 

Il corso è accessibile a questo link: 
https://bit.ly/2WqiPRr

 

Per approfondimenti: https://www.fnopi.it/2020/05/13/corso-antistress-fad/